Con il termine Controtransfert in psicologia e psicoanalisi si indica l’influenza esercitata dal paziente sui sentimenti consci o inconsci del terapeuta.

In altre parole, può succedere che in alcuni casi si inneschi un meccanismo mediante il quale il paziente proietta inconsapevolmente i propri sentimenti, pensieri o emozioni sull’analista. Freud fu il primo a formulare la teoria del transfert già nei primi anni del Novecento, ma solo dopo il 1940 questa espressione ebbe maggior riconoscimento.

 Come riconoscere il controtransfert e quali sono i segnali evidenti?

Riconoscere un caso di controtransfert non è semplice e immediato. Esistono però alcuni segnali, inequivocabili o sommessi, che possono essere considerati dei campanelli d’allarme.

Primo fra tutti, la tendenza dello psicoterapeuta a creare situazioni di intimità sospette. Il professionista potrebbe invitare il paziente ad incontri in luoghi differenti dallo studio o che non hanno nulla a che fare con la sua professione.

Allo stesso modo, anche notare un’insolita gentilezza da parte dello psicoterapeuta può essere considerato un segnale da non sottovalutare.

In questa circostanza, è probabile che il professionista si renda sempre disponibile oltre l’orario di lavoro, offra sedute gratuite senza un apparente motivo o elargisca complimenti sui progressi del paziente senza che vi sia un effettivo riscontro professionale.

Infine, se lo psicoterapeuta cerca eccessivamente di mettere in mostra le proprie competenze per fare colpo e per ricevere complimenti, oppure tende ad evitare l’insorgere di discussioni per non generare sentimenti negativi nel paziente, è molto probabile che ci sia un coinvolgimento emotivo.

Il confronto, infatti, è fondamentale in un percorso terapeutico o in una seduta che si rispetti. Riconoscere ed elaborare i sentimenti è importante per proseguire e fare progressi.

Per approfondimenti visita il sito:

  • https://www.guidapsicologi.it/articoli/transfert-e-controtransfert
  • https://it.wikipedia.org/wiki/Controtransfert